Ma mancano le figure professionali, adeguatamente formate e aggiornate sulle nuove tecnologie digitali: questo è quanto emerge dal Rapporto stilato da Asstel, l’associazione di categoria delle TLC. Ecco il quadro della situazione e le considerazioni di Assium.
Si fa presto a dire telecomunicazioni. Con questa parola, la nostra mente molto probabilmente rimanderà solo alla rete telefonica, a quella wi-fi o a tutto ciò che ci serve per comunicare a distanza. Ma è molto di più. Si tratta anche di allacciare i cavi in un cantiere, metterli in sicurezza, avere le nozioni e le competenze per le tecnologie di posa, aeree e di terra.
Quello delle TLC è davvero un mondo, quindi ricco di competenze. Competenze che sono appena state definite da Asstel, l’associazione di categoria che rappresenta la filiera delle telecomunicazioni, appunto, anche in risposta alle richieste avanzate dalla Commissione Europea, che ha proclamato il 2023 Anno Europeo delle Competenze.
TLC: Asstel ha individuato 69 competenze di filiera
Ebbene, Asstel ne ha individuate 69 e riguardano ogni ambito delle telecomunicazioni: dalla meccanica all’architettura dei software, dall supporto e l’assistenza tecnica sull’internet of things all’information security per proteggere i dispositivi, i dati personali e la privacy.
Ciò che balza all’occhio è che si va sempre più verso la trasformazione digitale del settore, processo che fa inserire in elenco nuovi profili professionali legati a quest’ambito e fa sfoltire invece quelli ormai obsoleti.
Nuove competenze, ma non c’è ricambio generazionale
Ma c’è un divario tra domanda e offerta: il settore richiede sempre nuove professionalità, esigenza che il mercato del lavoro attualmente non riesce a colmare. «Si riscontra un mismatch tra domanda e offerta di lavoro che va oltre il 40% – spiega Laura Di Raimondo, direttore generale di Asstel, in un’intervista al Sole 24ore -. Per assicurare alle imprese i talenti di cui hanno bisogno abbiamo cercato di favorire lo sviluppo del sistema degli Its, a cui grazie al Pnrr verranno rilasciati fondi per 1,5 miliardi di euro, e di rafforzare la collaborazione con le università sulle discipline Stem».
Il futuro del settore
«Bisogna pensare alla crescita e alla formazione dei giovani: senza le persone le tecnologie perdono il loro potenziale – prosegue Di Raimondo – Da qui al 2025 all’interno della filiera sarà necessario formare oltre 100mila dipendenti all’anno per affrontare le grandi sfide contemporanee. Un impegno costante che richiede un’accelerazione della politica industriale e il sostegno delle Istituzioni».
Una crescita che per per Assium ha la forma di una missione che prevede formazione e certificazione di competenze, capaci di professionalizzare e dare dignità e futuro ai giovani che intraprendono una carriera nel settore dell’utility management tutto.
Utility Manager, esperto anche di telecomunicazioni
L’Utility Manager è l’esperto di utilities a 360 gradi: energia elettrica, gas, telefonia mobile, fissa e connettività. La certificazione secondo norma UNI 11782 del 2020, rende l’utility manager un consulente di supporto concreto e reale: supervisiona e consiglia per quanto riguarda la sottoscrizione dei contratti di fornitura o l’aggiornamento di quelli esistenti a condizioni più vantaggiose, aiuta nel controllo delle fatture e risolve qualsiasi problema legato alle utenze. Non solo, l’Utility Manager ha anche il compito di affiancare il proprio cliente nella scelta dell’operatore migliore sul mercato, mettendolo in sicurezza (per quanto possibile) davanti a possibili complicazioni.
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