Lo scorso 3 Maggio TIM ha annunciato ufficialmente l’inaugurazione della sua prima centrale in Italia interamente cablata in fibra ottica in modalità FTTH.
Parte così da Trento il lungo processo di “decommissioning”, che avverrà in modo graduale, della rete in rame di TIM su tutto il territorio nazionale. Vediamo insieme in questo articolo quali sono i reali motivi che hanno portato l’ex incumbent ad iniziare tale processo e cosa comporterà la “dismissione della rete in rame”.
L’Evoluzione dei servizi TLC e la stratificazione delle tecnologie
Le Telecomunicazioni hanno subito nel corso della storia una continua e veloce trasformazione. In modo particolare gli ultimi 30 anni, grazie alla crescita e sviluppo di nuove tecnologie, hanno portato a un profondo cambiamento a livello globale delle modalità di scambio di informazione. Agli inizi degli anni ‘90 la trasmissione del traffico voce avveniva prevalentemente tramite l’utilizzo linee fisse, la telefonia mobile era ancora poco più che agli albori, le linee dati erano ancora di fatto ad utilizzate in modo esclusivo della clientela business e le reti di computer erano ancora prevalentemente “locali”. Guardando i dati forniti dall’ultimo osservatorio delle telecomunicazioni rilasciato da Agcom gli accessi ad internet in fibra ottica ad oggi superano i 55 milioni, pressochè tutti gli italiani dispongono di connettività cellulare e il trend di decrescita dell’utilizzo dei servizi voce da linea fissa è sempre più accentuato.
In tutti questi anni gli operatori di rete TLC hanno dovuto accompagnare tali trasformazioni aggiornando i propri servizi offerti e modificando la struttura della propria rete. In modo particolare per la parte di rete fissa l’evoluzione dei servizi ha richiesto la realizzazione di nuove reti che hanno affiancato quelle già esistenti per continuare ad erogare i servizi “tradizionali”.
Tali strategie hanno portato nel tempo alla stratificazione di un elevato numero di tecnologie, alla moltiplicazione delle piattaforme da gestire e un conseguente aumento dei costi per la gestione e la manutenzione.
Il decommissioning della rete in rame
Per diversi anni la migrazione dei “vecchi servizi” sulle piattaforme più recenti non è stato possibile a causa dell’elevato volume di traffico da dover trasferire e della poca diffusione e maturità delle reti e servizi di nuova generazione.
Negli ultimi anni la situazione è pian piano cambiata: i volumi di traffico dei servizi tradizionali è calato drasticamente, la diffusione delle reti ultrabroadband NGAN a livello nazionale è aumentata notevolmente, l’arrivo della tecnologia radiomobile 5G e dei nuovi paradigmi SDN (software defined network) e NVF (Networl Function Virtualization) hanno dato un input agli operatori per rivedere la struttura della propria architettura di rete.
E’ nata così negli ultimi anni l’esigenza da parte di Telecom Italia di avviare il piano di decommissioning della rete in rame con l’obiettivo di:
- rinnovare la propria infrastruttura
- rendere più efficienti i servizi offerti dalla rete
- ridurre il più possibile i costi di gestione e manutenzione della propria rete
Il piano prevede quindi l’abbandono della rete in rame con la migrazione dei servizi sulle reti in fibra e il conseguente progressivo spegnimento delle centrali inutilizzate.
Come dichiarato dell’amministratore delegato di TIM Luigi Gubitosi l’avvio del processo di spegnimento della rete in rame determinerà un nuovo capitolo della storia delle telecomunicazioni in Italia e conferma l’impegno della società a voler essere parte integrante del processo d’innovazione e digitalizzazione del Paese.
Matteo Garbujo, Capcost