L’energia non è più solo una commodity, ma diventa un servizio a 360° per soddisfare un mercato sempre più consapevole ed esigente. In questo contesto, come si inserisce l’Utility Manager?
Giovedì 24 novembre all’NH Milano Congress Center, si è svolta l’ottava edizione dell’Utility Day, l’evento organizzato da IKN Italy che rappresenta il punto di incontro della community italiana del settore Gas & Power. Un appuntamento importante che ha rappresentato un’opportunità di confronto tra i maggiori player del settore, che oggi si trovano ad affrontare la più importante crisi energetica di sempre, la quale, in aggiunta all’elevata inflazione, sta avendo degli impatti devastanti sulle famiglie e sulle imprese italiane.
Il dibattito, ovviamente, si è focalizzato sulle conseguenze – sia lato consumatori che utilities – del caro bollette e sulle strategie che stanno mettendo in atto le aziende per venire incontro alle esigenze dei propri clienti. Un tema al quale è stato chiamato a contribuire anche il Presidente di Assium Federico Bevilacqua. Ma prima è utile fare una panoramica sul contesto.
Qual è il quadro della situazione attuale?
In Italia sono già stati fiscalizzati circa 60 miliardi di euro di costi bollette, solo in piccola parte compensati dalle norme per il recupero degli extraprofitti: questa cifra rappresenta più dell’intero capitolo 2 del PNRR (quello della transizione ecologica). Secondo i piani del Green Deal europeo, che prima il Presidente Draghi e successivamente il Presidente Meloni – in occasione di COP27 – hanno confermato, in Italia nel 2030 quasi tre quarti dell’elettricità saranno prodotti da rinnovabili, per lo più con costi solo fissi.
Lo “shock bollette” sta avendo effettivi negativi anche sullo strumento delle garanzie in origine, in quanto i clienti con forniture verdi faticano a comprendere come mai anche a loro si applichi l’effetto gas. Numerose le realtà che si stanno trasformando in auto-produttori: si stima che nel 2022 siano state installate il triplo di FER (Fonti Energia Rinnovabile) rispetto al 2021, malgrado le norme sugli extraprofitti.
Come evolverà il modello di business?
Ovviamente le rinnovabili rappresentano il mezzo per uscire da questa situazione e dalle conseguenze dei rincari su imprese e famiglie: attualmente registriamo il 40% di produzione da fonti rinnovabili, solo quando si arriverà al 70% si potrà abbattere il costo in bolletta. L’obiettivo sarà raggiunto però solo nel 2030.
Come velocizzare i tempi?
Tutti sono coinvolti in questo percorso: la diversificazione degli approvvigionamenti, già attuata dal Governo, la semplificazione della burocrazia e l’investimento sugli installatori. Quest’ultimo rappresenta un tema cruciale emerso più volte nel dibattito, in quanto la domanda supera in modo considerevole l’offerta. Anche i cittadini possono contribuire: basti pensare che in Italia ci sono 2 milioni di tetti disponibili e adatti per ospitare gli impianti. Nel fare ognuno la propria parte nel produrre energia, il sistema Italia diventerebbe più libero e competitivo.
La tecnologia rappresenta il principale driver non solo per informare il cittadino, ma anche per formarlo. Il volume dei consumi deve essere ridotto: il 30% dell’energia utilizzata dai clienti viene sprecata per un uso non corretto. Bisogna quindi intervenire sulla cultura dell’utente, modificandone le abitudini, rendendolo consapevole degli sprechi conseguenti ad abitudini errate. Ma anche le bollette devono diventare più comprensibili (impara a leggerle a questo link): l’autorità richiede trasparenza, ma quest’ultima non corrisponde alla semplicità.
Qui entrano in gioco nuove figure professionali, come l’Utility Manager
Ecco che le utilities sono chiamate a uno sforzo comunicativo, valutando anche l’inserimento di nuove professionalità. Ed è qui che si gioca la partita dell’Utility Manager: «Nel 2007 è avvenuta la liberalizzazione del mercato dell’energia – ha spiegato il nostro Presidente Bevilacqua, durante il suo intervento – Questo ha aperto alla concorrenza e alla libera scelta da parte del cliente del proprio fornitore. In questo scenario sono nate centinaia di società di vendita, attorno alle quali hanno cominciato a ruotare molteplici figure professionali, come agenti, consulenti, venditori… Alcuni senza essere titolati a farlo. Si intuisce come il cliente sia finito in una giungla di offerte e proposte, in mezzo alla confusione.
La questione che si è posta – e ci siamo posti come associazione poi – era: non avendo queste figure bisogno di particolari skill o certificazioni e non dovendo convincere nessuno della bontà o dell’utilizzo del prodotto venduto, perché energia elettrica e gas li usiamo tutti, come si poteva tutelare il consumatore finale? Ma soprattutto essendo questi, beni di prima necessità, come si possono trattare come una mera vendita e non come oggetto di una consulenza?
Il cliente è sempre stato trattato come un contratto da chiudere, una provvigione da intascare. E questo era possibile anche perché il cliente non era istruito sulle basi: ovvero nessuno sapeva come si leggeva una bolletta, da cosa dipendevano le diverse voci… Ecco perché oggi chi opera in questo settore come venditore gode di una scarsa reputazione.
O meglio godeva. Perché noi come Assium ci siamo impegnati e ci stiamo impegnando per cambiare le cose. E siamo partiti proprio dalla norma UNI 11782 del 2020, che ha istituito la figura dell’Utility Manager, ovvero di un consulente preparato, certificato e professionale, che possa affiancare il cliente – sia esso Impresa o Famiglia – nella gestione ragionata e consapevole delle utenze.
L’Utility Manager non fa miracoli, ma può “insegnare” a consumare meglio, a comprare bene le materie prime, facendo risparmiare denaro e risorse, prendendosi la responsabilità di restare accanto a chi lo sceglie come consulente, senza lavarsene le mani, abbandonando il cliente a se stesso».
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